C’è un tema ineludibile per chiunque, oggi, voglia confrontarsi con il problema del rapporto tra scienza e cultura o, per meglio dire, tra cultura scientifica e cultura umanistica: l’uomo è capace di dominare il prodotto della scienza e della tecnica, o non rischia di esserne dominato? Questo il problema di fondo, e lo scenario in cui si va a collocare il lavoro del giornalismo culturale quando si confronta con i temi scientifici. Una sfida che richiede un difficile equilibrio, una preparazione e una consapevolezza all’altezza dei tempi.
Man mano che progredisce, la cultura scientifica cancella le cognizioni scientifiche superate. La cultura umanistica, invece, procede portandosi dietro tutto quello che ci ha condotti al presente. Il giornalista culturale può trovarsi sospeso tra la necessità di rispettare il paradigma scientifico e il bisogno di non dimenticare la visione di lungo periodo degli umanisti, tenendo presente un pericolo: se dovesse prevalere il paradigma scientifico, potremmo sottovalutare le lezioni del passato, rischiando di ripetere errori e orrori. Per questo sembra opportuno che il divulgatore cerchi di accostare sempre la cultura umanistica a quella scientifica.
Il giornalismo deve essere tempestivo, e questo porta a vedere la velocità come un valore a sé, alternativo alla profondità e all’analiticità. Oggi però è facile che la necessità di dare conto di quello che si sta rapidamente evolvendo nel mondo della tecnica prevalga su ogni altra esigenza. Se aggiungiamo che oggi i media accolgono anche i contributi di osservatori occasionali, dobbiamo dire che la velocità di diffusione delle notizie, legata al primo passante che filma, col suo telefonino, un avvenimento, è diventata travolgente. È necessario però chiedersi fino a che punto la rapidità della diffusione delle notizie abbia un valore reale e non rischi di produrre un’informazione discutibile. Il giornalismo scientifico dunque ha un compito complesso: non può rinunciare alla velocità, ma non può nemmeno ignorare le riflessioni necessarie a inquadrare le novità scientifica nel loro contesto, a individuarne danni e benefici, e immaginarne la ricaduta sul sociale.
In tutto il mondo si sta sviluppando una nuova sensibilità per l’ambiente. Il compito Il giornalismo scientifico, forse, dovrà essere quello di sviluppare la sensibilità collettiva necessaria a fare in modo che la velocità dello sviluppo della tecnica sia proporzionale alle nostre esigenze e non solo a quelle della ricerca e dell’industria. E dovrà farlo con la sensibilità per le lezioni del passato, per una comprensione che deve essere profonda e, perciò stesso, necessariamente, lenta.
Presidente Piero Dorfles, Direttori Lella Mazzoli, Giorgio Zanchini. Saluto delle autorità: Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, Presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti Carlo Verna, Responsabile della comunicazione Galleria Nazionale delle Marche Stefano Brachetti, Intervento del Rettore dell'Università di Urbino Vilberto Stocchi.
Presentazione dei dati della ricerca dell'Osservatorio News–Italia "La scienza e il Covid – come si informano gli italiani". Lella Mazzoli ne discute con Stefania Antonioni, Paolo Iabichino, Mario Merlo, Massimiliano Panarari, Roberta Villa, Alessandro Zaccuri. Conduce il dibattito Giorgio Zanchini.
Oggi più di mai abbiamo voglia di confrontarci su un tema ineludibile. Il rapporto fra la cultura scientifica e quella umanistica. Man mano che progredisce, la cultura scientifica cancella le cognizioni scientifiche superate. La cultura umanistica, invece, procede portandosi dietro tutto quello che ci ha condotti al presente. Il giornalista culturale può trovarsi sospeso tra la necessità di rispettare il paradigma scientifico e la visione umanistica delle cose. Fra dati, lezioni e libri il festival del giornalismo culturale apre proprio su queste riflessioni.
Marco Malvaldi: "Cinquanta sfumature di caos: da Poe a Poincaré".
Paolo Di Paolo, Piero Dorfles, Lella Mazzoli: "Leggo, dunque sono. Almeno credo" (Aras Edizioni). Lella Mazzoli, Enrico Menduni: "Sembrava solo un'influenza. Scenari e conseguenze di un disastro annunciato" (con i contributi di Massimiliano Panarari, Giandomenico Celata), FrancoAngeli. Ne discutono Giovanni Boccia Artieri, Vittorio Bo, Loretta Cavaricci. Saranno presenti gli autori dei volumi.
Visita guidata al Monastero con don Gianni Giacomelli.
WET MARKET - La fiera della (nostra) sopravvivenza. Drammaturgia di Paolo Di Paolo con gli attori Michele Dell'Utri, Diana Manea, Daniele Cavone Felicioni della Compagnia permanente di ERT – Emilia Romagna Teatro.
Il tempo che abbiamo appena trascorso e che stiamo ancora vivendo ha aperto percorsi di riflessione nuovi e diversi. A partire dall'esperienza di questo periodo, in questi incontri, vogliamo indagare il rapporto fra scienza fede e cultura.
Vito Mancuso.
Claudio Ubaldo Cortoni, Lorenzo Pavolini.
Scienza, medicina e media con Marco Ferrazzoli, Daniela Minerva, Giuseppe Novelli, Antonella Viola.
Premiazione del concorso giornalisti under 35.
Quirino Principe e Ludovico Bramanti. Il Maestro Bramanti eseguirà al pianoforte Preludio religioso da la Petite Messe Solennelle di Rossini.
La tecnologia digitale ha aumentato in modo esponenziale la velocità di connessione e conoscenza ma i processi cognitivi continuano ad avere bisogno di tempo per metabolizzare i saperi acquisiti. Si apre qui, fra velocità e lentezza, una contraddizione che il festival vuole indagare.
Guido Tonelli: "Una nuova visione dell'universo, quali implicazioni?"
Con Flavia Bises, Giampaolo Colletti, Piero Dorfles, Stefania Zolotti.
Premiazione concorso fotografico.
Fgcult20 è anche eventi off. Manifestazioni, dibattiti, letture che si svolgeranno al di fuori delle date e delle sedi del Festival.
Lectura Dantis al Monastero. Introduce il Priore di Fonte Avellana Don Gianni Giacomelli. Lettura di Lucia Ferrati del XXI canto del Paradiso della Divina Commedia.
Presentazione "Alla voce cultura. Diario sospeso della mia esperienza di Ministro" (Manni Editore) di Massimo Bray con Bruno Ruffolo e Lella Mazzoli.
L'associazione il Paese dei Balocchi organizza la presentazione del saggio del Presidente del Festival Piero Dorfles: "Le palline di zucchero della Fata Turchina. Indagine su Pinocchio" (Garzanti Editore).
Scienza e cultura per un nuovo umanesimo. Itinerari scientifico-culturali a cura degli studenti dell'I.I.S. Raffaello di Urbino con la collaborazione del Gabinetto di Fisica: Museo urbinate della Scienza e della Tecnica dell'Università di Urbino.
Presentazione "Il guerriero gentile. La mia vita, le mie battaglie" (Ed. Solferino) con Silvio Garattini e Roberta Villa. Ne parleranno con l'autore Mauro Magnani e Piero Sestili. Introduce il Rettore dell'Università di Urbino Vilberto Stocchi.
Workshop con Paolo Iabichino: "L'impegno civico della comunicazione di marca tra scienza e cultura". Partecipano gli studenti dell'Università di Urbino e gli imprenditori del territorio.